20 LUGLIO 2001 veniva ucciso CARLO GIULIANI

20 LUGLIO 2001 veniva ucciso CARLO GIULIANI

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(Da Ariella Rossi)

20 LUGLIO 2001 veniva ucciso CARLO GIULIANI

Carlo Giuliani (Roma, 14 marzo 1978 – Genova, 20 luglio 2001), era un giovane simpatizzante del movimento no-global ucciso dal carabiniere Mario Placanica durante gli scontri in piazza che si susseguirono nel G8 di Genova dell’anno 2001.

Figlio di Giuliano Giuliani e Haidi Giuliani, dopo essersi diplomato al liceo scientifico, si iscrive alla facoltà di Storia.
Carlo sin da ragazzo si impegna nel sociale e spesso svolge il servizio civile presso Amnesty International a Genova ed adotta un bambino a distanza tramite la Comunità di Sant’Egidio. Avendo avuto qualche piccolo precedente rispetto al consumo di stupefacenti, nel 1999 viene sottoposto ad un procedimento penale, poi archiviato per traffico di stupefacenti. Vicino al movimento antiglobalizzazione, per un periodo è iscritto a Rifondazione Comunista e due settimane prima di morire diventa volontario dell’Anlaids, l’Associazione Nazionale per la lotta contro l’Aids.

I FATTI

Il 20 luglio 2001 le cariche delle forze dell’ordine sui manifestanti si susseguirono, con la sola giustificazione di “attaccare i black block”, che dopo aver fatto vandalismo in punti sparsi, erano ormai andati via. Un gruppo di manifestanti stanchi di subire passivamente e stare sulla difensiva (infatti erano “armati” solo di scudi di plexiglass e protezioni di plastica) reagisce, e dopo alcune cariche e violenze ingiustificate anche sui passanti, risponde alla violenza con la violenza. Due Jeep Defender dei carabinieri che erano in mezzo alla manifestazione, a questo punto, decidono di abbandonare la piazza in cui si trovavano, cioè Piazza Alimonda. La prima riesce ad avvicinarsi al luogo dove stazionano altri reparti delle forze dell’ordine, invece la seconda Jeep urta contro un cassonetto rovesciato e si arresta, tuttavia il mezzo non è incastrato, come le versioni ufficiali vorrebbero far credere, e quindi potrebbe tranquillamente aprirsi un varco spostando con “forza” l’ostacolo, oppure poteva andarsene facendo retromarcia, poiché a differenza di altri cassonetti pieni di pietre (per fare da scudo) questo era vuoto. L’autista della Jeep invece non compie alcuna manovra ed in pochi istanti la Jeep viene circondata da un gruppo di manifestanti. All’interno del mezzo ci sono tre carabinieri: L’autista Filippo Cavataio, Mario Placanica e Dario Raffone.
Il finestrino posteriore viene sfondato a colpi di anfibio da uno dei militari presenti all’interno del mezzo per aprire un varco utile a colpire i manifestanti. In mezzo agli “assedianti”, a circa quattro metri dalla Jeep, c’era Carlo Giuliani. Carlo vide un estintore a terra e si chinò per prenderlo e lanciarlo contro la Jeep dei Carabinieri, nello stesso momento Mario Placanica punta la pistola d’ordinanza direttamente alla testa del giovane genovese, e presa la mira Placanica esplode due colpi, uno dei quali entra sotto lo zigomo sinistro del ragazzo e fuoriesce dalla nuca.
Sono le 17.27 e Carlo Giuliani è a terra privo di sensi.
A questo punto l’autista fa retromarcia sul corpo di Carlo, ancora vivo, e ripassa una seconda volta sul corpo agonizzante del ragazzo.
Carlo rimane sull’asfalto, così alcuni manifestanti cercano di soccorrerlo, ma le forze dell’ordine però impediscono a chiunque di avvicinarsi (secondo alcune testimonianze ed alcuni video, alcuni carabinieri si sarebbero addirittura accaniti sul corpo esanime di Giuliani).
Nel frattempo, con le prime dichiarazioni, le forze dell’ordine negano la responsabilità dell’accaduto. Il vice-questore della Polizia, Adriano Lauro, si fa riprendere dalle telecamere mentre urla ad un manifestante: «Lo hai ucciso tu, con una pietra!». Questa è la prima versione ufficiale che le forze dell’ordine faranno passare.

Relativamente all’omicidio di Carlo Giuliani, il carabiniere ausiliario Mario Placanica fu indagato per omicidio e poi prosciolto per legittima difesa dalla giustizia italiana il 5 maggio 2003. La perizia realizzata durante l’istruttoria, basata su un filmato, è giunta alla conclusione che il colpo che ha ucciso Carlo Giuliani sia stato sparato verso l’alto e poi sia rimbalzato su un sasso scagliato da un altro manifestante. Tale versione è stata sempre osteggiata dalla famiglia e dal “comitato Piazza Carlo Giuliani”, i quali hanno commissionato una ulteriore perizia e realizzato un documentario sui fatti, in cui si avanza anche l’ipotesi che a sparare dalla camionetta non fu Placanica, sulla base di un confronto tra alcune fotografie.

In sede europea la Corte dei diritti dell’uomo ha accolto la versione italiana in merito ai fatti specifici della morte di Giuliani ma ha criticato la gestione dei sistemi di sicurezza attorno al summit da parte dell’Italia, che avrebbe minimizzato i rischi. In conseguenza di ciò la Corte ha disposto un risarcimento di 40.000 euro ai familiari di Giuliani a carico dello Stato italiano.
Nel novembre 2006, Mario Placanica ha rilasciato una intervista al quotidiano Calabria Ora nella quale ricostruisce il clima di tensione di quei giorni creato ad arte dai superiori:
« I superiori ci dicevano di stare attenti, ci raccontavano che ci avrebbero tirato le sacche di sangue infetto. Ci dicevano di attacchi terroristici. La sensazione era come se dovessimo andare in guerra »
Ha raccontato inoltre che i suoi colleghi festeggiarono l’accaduto dandogli il «benvenuto tra gli assassini» e deridendo Carlo Giuliani. Il carabiniere prosegue sostenendo di essersi ritrovato in «un ingranaggio più grande di lui», che sul G8 non sarebbe stata detta tutta la verità e di essere stato completamente prima abbandonato a se stesso dalle istituzioni e poi congedato
« Sono un capro espiatorio usato per coprire qualcuno. Le porte sono chiuse per Placanica…Secondo me avevano già deciso di congedarmi. Con la dottoressa ci eravamo già visti a Villa Bianca. Io ero andato perché prendevo delle gocce per dormire. Lei invece, senza visitarmi, mi ha fatto prendere l’Haldol. Dormivo venti ore al giorno, mi ha rovinato, non me lo doveva dare”.

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