È morto la leggenda Mohamed Ali, C’era una volta un Re: “Sono il più grande. Non solo li metto K.O, ma scelgo anche il round.”

È morto la leggenda Mohamed Ali

C’era una volta un Re:
“Sono il più grande. Non solo li metto K.O, ma scelgo anche il round.”

 aPHOENIX – Muhammad Ali si è spento durante le prime ore del mattino di sabato 4 giugno, all’età di settantaquattro anni. A rendere noto il decesso, attraverso una dichiarazione, la famiglia. L’ex campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico a Roma ‘60 era stato ricoverato da giovedì 2 giugno presso l’ospedale di Phoenix in via precauzionale.

La leggenda del pugilato aveva problemi respiratori, aggravati dal morbo di Parkinson di cui soffriva da circa trenta anni. All’anagrafe era nato come  Cassius Marcellus Clay Jr., ma  cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, a seguito della conversione all’Islam.

Gli ultimi match

Dal 1976 la velocità di Ali cominciò a diminuire, probabilmente a causa dell’avanzare dell’età, e dal 1977 non riuscì più a mettere KO i suoi avversari. Un segnale dell’evidente declino di Ali fu la vittoria unanime ai punti (anche se molto deludente) contro Alfredo Evangelista, un pugile poco dotato.

Muhammad Ali nel 1966
Nel 1977 Ali affrontò Earnie Shavers, battendolo per decisione unanime ai punti in un incontro spettacolare. Ali dichiarò in seguito che Shavers fu il più potente pugile che avesse mai affrontato. In molti attribuiscono alla violenza di questo incontro la malattia che qualche anno dopo lo avrebbe colpito.

Nel 1978 perse il titolo per decisione non unanime ai punti contro Leon Spinks, il quale perse subito dopo il titolo WBC per essersi rifiutato di combattere contro Ken Norton, contendente numero uno a quel tempo per il titolo unificato. Ali vinse per decisione unanime ai punti la rivincita contro Spinks, riottenendo il titolo WBA, ma subito dopo annunciò il suo ritiro.

Ritornò nel 1980 per tentare di riconquistare il titolo WBC contro Larry Holmes, ma perse per getto della spugna alla decima ripresa. Combatté per l’ultima volta l’11 dicembre 1981 contro Trevor Berbick e perse per decisione unanime ai punti dopo dieci round. In quel combattimento Ali apparve molto lento nei movimenti e il suo allenatore Angelo Dundee notò che parlava più lentamente del solito: erano i primi sintomi dellaSindrome di Parkinson.

Su 61 incontri disputati, vanta un record di 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.
Ritiratosi definitivamente dall’attività agonistica nel 1981, nel 1984 gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson, e commosse il mondo apparendo come ultimo tedoforo alleOlimpiadi di Atlanta del 1996; in quell’occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960, poiché si narra che abbia gettato l’originale in un fiume come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale: di ritorno in patria dopo i fasti romani, un ristoratore si rifiutò di servirlo, perché nero.

Muhammad Ali è stato oggetto della biografia di Michael Mann nel film Ali del 2001. Il film racconta la vita del pugile (interpretato da Will Smith) dal match che gli valse per la prima volta il titolo mondiale dei pesi massimi fino alla riconquista, a Kinshasa nello Zaire, nel 1974 contro George Foreman.

Nel 2005 Muhammad Ali è stato insignito a Berlino della Medaglia Otto Hahn per la Pace in oro dalla “Deutsche Gesellschaft für die Vereinten Nationen” (Società Tedesca per le Nazioni Unite). Il 9 novembre 2005 ha ricevuto la più alta onorificenza civile statunitense dal Presidente George W. Bush: la Medaglia presidenziale della libertà[6]
Nel 2012 è apparso alle Olimpiadi di Londra, dove era evidente lo stato avanzato della Sindrome di Parkinson. Il 20 dicembre è stato ricoverato in ospedale per un delicato caso di polmonite.

Stile di combattimento

Prima del ritiro della licenza, lo stile di combattimento di Alì era incentrato su un notevole gioco di gambe, atto a consentirgli una elevata dinamicità, prontezza di riflessi nello schivare i colpi degli avversari e velocità esecutiva nel finalizzare l’attacco. Al ritorno sul ring, Ali non era più capace di “ballare” come prima e dovette concentrarsi di più sui pugni che sul lavoro di gambe. Inoltre acquisì notevoli capacità di incassatore, dimostrate sia nell’incontro di Kinshasa che in quello di Manila. La sua boxe basata sul movimento di gambe resta comunque inimitabile per qualsiasi pugile di categoria “pesante”. Di lui si disse: “Vola come una farfalla e punge come un’ape”, per sottolineare la leggerezza dei suoi movimenti, coadiuvata da una tecnica sopraffina.

Fonte (wikipedia)

 

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