Coccobello e simili sulle spiagge italiane sono gestiti dalla MAFIA

Coccobello e simili sulle spiagge italiane sono gestiti dalla MAFIA

Ogni stagione estiva, le spiagge italiane, da Nord a Sud passando per le isole, sonoinfestate da venditori abusivi, di vario tipo. Ci sono i “vu cumprà”, che sopratutto quando sono troppi e invadenti, sono una seccatura, ma se non altro, i guadagni che conseguono, li utilizzano per vivere e magari per aiutare le famiglie rimaste in Africa. Ma ci sono anche quelli del classico coccobello, venditori di ciambelle e bomboloni, oppure fette di cocomero e melone, abusivi ed in condizioni igienico-sanitarie da urlo. Ma sopratutto, questi mercati sono controllati dalle organizzazioni criminali, alle quali fruttano guadagni milionari. Per questo motivo, dobbiamo evitare assolutamente di finanziarli!

coccobello

Coccobello e simili in Italia sono gestiti dalle cosche

Il racket del coccobello, a differenza di quanto pensano molti, in Italia è gestito da organizzazioni mafiose, che si spartiscono il territorio. Basta una semplice ricerca per trovare numerosi casi, denunciati in tutta Italia, da Venezia alla Sardegna, passando per il litorale romagnolo e quello laziale. Tutto questo, a Tenerife non avviene. Ma a prescindere da quello che avviene altrove, mi domando come possano, gli italiani, acquistare, magari per i loro bambini, cibo conservato in malo modo, sotto il sole di Luglio e Agosto, in condizioni igieniche che lasciano a desiderare. E’ un vero mistero, come la gente possa giovarsene e fidarsi. Cocco che viene tenuto tutto il giorno nella stessa acqua, che dopo qualche ora diventa calda e putrida, un allevamento di microorganismi ambulante.

I servizi delle “Iene” sul racket del coccobello

Le Iene hanno realizzato diversi servizi, recandosi sul litorale di Rimini, ma anche in Sardegna, e fingendo di voler vendere del cocco in spiaggia. Dopo pochi minuti però, gli è stato impedito, con toni minacciosi e maneschi, da chi controlla quella zona.  I coccobellari per poter vendere in una zona devono pagare un oneroso pizzo, che frutta milioni di euro ogni anno alle cosche criminali. E’ sistematico. Provateci voi a vendere una fetta di cocco, e ve ne accorgerete. In Sardegna, dove hanno fatto un servizio Le Iene, questo mercato è in mano ad una banda campana. Alla banda che controllava il mercato del coccobello nel veneziano, il tribunale ha contestato il “metodo mafioso”, ed i componenti del sodalizio criminale sono stati condannati a pene fino a 12 anni di reclusione. Nel 2010 avevano puntato la pistola ad un venditore di bibite, per far “rispettare” il territorio di cui si sentivano padroni.

Altro che Coccobello… coccosporco e mafioso!

Molti credono che acquistare una fetta di cocco a 2-3 euro in spiaggia, sia un modo per aiutare un “disgraziato”. In realtà, il grosso di quei soldi, ottenuti “a nero”, finisce nelle tasche di bande mafiose. Non comprate, non alimentate questo mercato mafioso!

Diario di Tenerife 

Pubblicato da peoplehavethepower

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