Sapete a chi dobbiamo la tipica colorazione striata dei nostri amati gatti?
Dal VI secolo d.C., attraverso la via dell’Egitto il gatto raggiunse anche i paesi arabi dell’Islam, dove l’animale prediletto era senza ombra di dubbio il cavallo.
Tuttavia la fama del gatto crebbe velocemente a dismisura, fino a divenire in breve tempo maggiore di quella equina. Al punto che la tradizione musulmanafece nascere e tramandare un numero enorme di leggende intorno a questo adoratissimo felino.
La più nota di esse ci racconta che Maometto avesse costantemente al suo fianco una gatta chiamata Muezza, a cui voleva un bene enorme.
Muezza un giorno si mise a dormire proprio sulla veste di Maometto e sopraggiunta l’ora della preghiera, per non svegliare la gatta, Egli tagliò il pezzo di abito dove la bestiolina riposava.
Al ritorno di Maometto la gattina gli corse incontro felice per ringraziarlo, facendo un’infinità di fusa.
Il Profeta, allietato da una manifestazione d’affetto così espansiva e sincera, da allora gratificò Muezza (e i gatti a venire) in modo sempre più generoso.
Non solo, ma dopo che Maometto ebbe accarezzato per tre volte la schienadella sua adorabile compagna a quattro zampe, rimasero tracciati sul dorso di quest’ultima i segni delle dita del Profeta, dando inizio, secondo la leggenda, alla tipica colorazione tigrata (fondo grigio con sottili strisce nere o marroni) dei nostri piccoli felini.