Il panda non è più un animale a rischio estinzione grazie alla mobilitazione globale

Il panda non è più un animale a rischio estinzione grazie alla mobilitazione globale

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Il numero degli esemplari è raddoppiato in ventʼanni: lʼUnione mondiale per la Conservazione della Natura ha dunque declassato il mammifero da “in pericolo” a “vulnerabile”
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Il panda non è più considerato un animale a rischio di estinzione: l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha deciso di non ritenere più l’animale “in pericolo”, ma “vulnerabile“. Tutto ciò è avvenuto grazie alla mobilitazione mondiale per la sua salvaguardia: secondo le autorità della Cina, gli sforzi compiuti nel corso degli anni nel Paese asiatico – volte a proteggere sia l’animale sia il suo habitat naturale – hanno avuto successo grazie alle numerose iniziative (anche popolari) che hanno ricordato il rischio di scomparsa dell’animale.

Il numero degli esemplari è cresciuto costantemente negli ultimi vent’anni: da millepanda nel 1995 a quasi duemila nel 2013. Questi dati sono emersi dal quarto censimento realizzato in Cina, che ha anche sottolineato come vi siano altri 375esemplari in zoo e allevamenti in tutto il mondo. E proprio qualche giorno fa, in Belgio, è nato un cucciolo di panda. La IUCN, organizzazione non governativa con sede in Svizzera, ha dunque declassato il mammifero dagli animali a maggiore rischio di estinzione, seppur considerandolo ancora “vulnerabile”: servono quindi ulteriori sforzi a sostegno del panda

Il salvataggio di tali mammiferi è decisamente complesso, poichè il loro ritmo di riproduzione è molto basso. In ogni caso, in Cina – dove l’animale è quasi un “orgoglio nazionale” – la loro salvaguardia è di primaria importanza: sono stati infatti uno strumento politico, simbolo del disgelo tra Pechino e USA quando nel 1972 furono inviati nello zoo di Washington i due panda Ling-Ling e Hsing-Hsing.

La fine del rischio di estinzione per il panda dimostra come le iniziative popolari e non – qualora sentite e ben coordinate – possono avere delle conseguenze fortemente positive: la speranza è che gli stessi sforzi impiegati nella salvaguardia del panda siano utilizzati anche per altri animali, tra i quali il gorilla, il rinoceronte, l’opossum, l’orso polare e bruno, il lupo e il rinoceronte.

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