Sindrome dell’impostore: lo strano timore delle persone capaci

Sindrome dell’impostore: lo strano timore delle persone capaci

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Di sindrome dell’impostore soffrono, in genere, quelli che impostori non sono.
Curioso, no? Ecco di che si tratta: sindrome dell’impostore è un modo informale e non tecnico per definire la strana condizione mentale di chi, avendo ottenuto ampi e ripetuti riconoscimenti del proprio valore e una (meritata) dose di successo, di quel successo si sente indegno o immeritevole, e continua a sentirsi così nonostante ogni oggettiva evidenza contraria. Mi colpisce a questo proposito il breve articolo uscito su Le Scienze: la storia di una studentessa di matematica che, dopo un esame eccellente, riceve la proposta di scrivere una tesi di dottorato.
Rinuncerà a farlo per il timore di “essere smascherata”, anche se in realtà ha studiato molto ed è perfettamente preparata.

NESSUNO È IMMUNE. BBC News racconta che soffrono di sindrome dell’impostore scrittori e musicisti, uomini d’affari, professionisti. Le donne, specie quelle che ottengono buoni risultati in ambienti di lavoro prettamente maschili, ne soffrono più degli uomini. Ma nessuno è immune, e anche se il fenomeno è stato identificato per la prima volta negli anni Settanta, gli psicologi dicono che sembra essere sempre più diffuso nel mondo odierno, ipercompetitivo ed economicamente insicuro.
Aggiungo che l’aggressività diffusa in rete contro chiunque, per qualsiasi motivo, abbia conquistato una dose di visibilità non semplifica certo le cose.

PENSIERO CRITICO E SENSO DEL DOVERE. Il fatto curioso è che conseguire nuovi risultati positivi, guadagnarsi ulteriori riconoscimenti, far carriera o acquisire nuove conoscenze non sembra migliorare lo stato d’animo, anzi: il senso di inadeguatezza può anche crescere.
Le cause sono facilmente intuibili: teme di non essere all’altezza delle attese o della percezione altrui chi è più portato all’introspezione e al pensiero critico (e autocritico). Chi per motivi di educazione o semplicemente di stile trova imbarazzante pavoneggiarsi. Chi ha la (fondata, sana e realistica) consapevolezza di poter sbagliare, e si trova a confronto con persone che, almeno in apparenza, sono del tutto certe di essere nel giusto. Chi ha un forte senso del dovere, e del dover corrispondere alle aspettative sempre, e magari superandole.

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Un discreto modo per gestire il disagio è dirsi che le persone di cui conviene davvero diffidare sono proprio quelle che, non avendo mai coltivato il minimo dubbio su se stesse, non hanno mai nemmeno sperimentato la sindrome dell’impostore e sono (ovviamente senza rendersene conto) intrappolate in un bias (una trappola cognitiva) assai più pericoloso: l’effetto Dunning Kruger.

BEATI GLI INCOMPETENTI? Ne abbiamo già parlato qui su NeU, e dunque forse sapete già di che si tratta: consiste nel fatto che le persone davvero incompetenti, e proprio perché sono incompetenti, non si rendono conto dei propri limiti ed errori né delle effettive capacità degli altri, e dunque tendono costantemente a sovrastimare le proprie prestazioni. Per molti versi, la sindrome dell’impostore è il fenomeno speculare all’effetto Dunning-Kruger: del resto  il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio (William Shakespeare).

CONVIVERE CON LA SINDROME DELL’IMPOSTORE. CareerBliss vi offre qualche consiglio sensato e opportuno per convivere con la sindrome dell’impostore, se per caso ne soffrite. Per esempio, dovreste notare che momenti di fiducia ed entusiasmo possono naturalmente alternarsi a momenti di dubbio: sono condizioni temporanee, e la cosa migliore da fare è godersi i momenti di fiducia (finché continuano) e ricordare che quelli di sfiducia sono passeggeri.
Dovreste imparare ad accettare i complimenti, controllando la reazione automatica a diminuirli (è stata solo questione di fortuna… non capisco come mai ce l’ho fatta… oh, no, non ho combinato niente di speciale…). Un “grazie” di cuore basta e avanza, ed è più sano.
E poi: dovreste convincervi che fare meglio in assoluto è un obiettivo irrealistico. Più sensato proporvi di fare al vostro meglio quel che c’è da fare.
Infine: ogni tanto, val la pena di ripercorrere la vostra storia, magari anche scrivendola, e ricordando la fatica, l’impegno (e i fallimenti) che hanno preceduto i successi ottenuti. Anche parlare con le altre persone aiuta. Potreste perfino scoprire che proprio quelle che apprezzate e stimate di più soffrono, a loro volta, della sindrome dell’impostore.

di Annamaria Testa

Fonte http://nuovoeutile.it/sindrome-dellimpostore/

Pubblicato da peoplehavethepower

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