Sono trascorsi oggi 60 anni da quel mattino in cui un giovane uomo entrò dentro una capsula. Quando quella capsula venne lanciata nello spazio…

Prima di quelle, studiatissime, di Neil Armstrong sulla Luna («Un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l’umanità»), ci furono le parole di Jurij Gagarin, il primo uomo sullo spazio: «La Terra è azzurra. È stupenda!». L’uomo era nato appena 27 anni prima, in un villaggio rurale a 200 chilometri da Mosca. Durante la seconda guerra mondiale, ancora bambino, si ritrova la casa occupata dai soldati tedeschi che avanzano verso Mosca. E si ritrova due fratelli deportati in Polonia e impiegati ai lavori forzati. Dopo il conflitto, si iscrive a una scuola di volo e riesce a entrare nell’aeronautica sovietica. Quindi, inizia la selezione – spietata – per diventare il primo russo a volare nello spazio. L’addestramento psicofisico è durissimo e la gara è con altri venti colleghi. Alla fine viene scelto lui, che oltre a essere perfetto, ha una storia utilissima per la propaganda sovietica: «Vengo da una famiglia comune», diceva. «I miei genitori sono due semplici russi ai quali la Rivoluzione d’Ottobre ha dato una vita piena e dignitosa».A sapere che sarà il primo uomo ad andare nello spazio lo sa pochi giorni prima del lancio. Non fa una piega. Pare che, a mezz’ora dal lancio, avrà normalmente 64 battiti al minuto. L’uomo non manca di ironia. È leggenda diventata rito la pipì che fece, sulla ruota posteriore del bus, mentre andava alla rampa di lancio. Ancora pare lo imitino gli astronauti del Soyuz. A lui si devono invece due altre tradizioni: il taglio di capelli due giorni prima del lancio e un bicchiere di champagne la mattina della partenza.Volò, ammirò la Terra e rientrò. Ad aspettarlo, la moglie Valentina, le due figlie e anni da simbolo dell’Unione Sovietica in giro per il mondo, emblema vincente per la propaganda tanto prezioso che non fece altri voli nello spazio: la sua vita non poteva essere messa a rischio. Morì però volando. Il 27 marzo 1968, in una missione di addestramento, il suo MiG si schiantò a terra probabilmente per una manovra brusca. «Chi non ha mai incontrato Dio sulla Terra», disse in orbita, «non lo incontrerà neppure nello spazio». #Spazio#Urss

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