“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.
A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo.
Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla.
Ho scoperto così che potevo farne a meno.
E non è stato brutto.
È stato diverso, è stata un’altra esperienza.
Ho imparato che la musica è parte di me, ma non è me. Al massimo, io sono al servizio della musica.Lentamente, con grandi sofferenze e molte gioie, grazie agli amici e alla maturità ho riconquistato la coordinazione tra corpo e mente necessaria per tornare al pianoforte e ho scoperto nuove verità: che siamo belli.
Noi esseri umani siamo bellissimi, ma spesso, chissà perché, tendiamo a dimenticarcene.
Che non esistono storie brutte, ma solo tristi, o allegre. E che dobbiamo avere paura solo delle storie noiose.
Ora parlo a fatica, non posso più correre, ma riesco ancora a suonare. E nel momento in cui metto le mani sulla tastiera volo lontano da ogni problema.
Se prima provavo per dieci ore al giorno adesso dopo due mi devo fermare (saranno contenti i miei vicini di casa!)”
(Ezio Bosso)