NON C’È PIÙ VITA NELL’OCEANO PACIFICO, L’ATROCE TESTIMONIANZA DEL NAVIGATORE AUSTRALIANO IVAN MACFADYEN

NON C’È PIÙ VITA NELL’OCEANO PACIFICO, L’ATROCE TESTIMONIANZA DEL NAVIGATORE AUSTRALIANO IVAN MACFADYEN

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L’intervista in rete, disponibile su Youtube, ad un grande viaggiatore dei mari e degli oceani, Ivan Macfadyen, australiano che ha viaggiato in lungo e in largo i mari e gli oceani più e più volte, lascia un magone nello stomaco e rende inevitabile la domanda: “Siamo davvero già a questo punto!”. Ma soprattutto le sue dichiarazioni sono del 2013, voi ne avevate mai sentito parlare?

Macfadyen, con un’imbarazzante semplicità e con un tono pacato,racconta la sua esperienza, quello che i suoi occhi hanno visto durante la sua ultima traversata dell’Oceano Pacifico nel 2013, partendo da Melbourne fino ad Osaka, migliaia di miglia nautiche senza vita ne’ in acqua ne’ fuori, impossibile per lui non notare l’assenza di uccelli marini, impossibile non notare che nessun pesce abboccava all’amo e che non si vedevano nuotare e giocare i delfini affianco alla barca, come nella traversata, con lo stesso itinerario, del 2003 dove l’oceano pullulava di vita: balene, tartarughe, squali, delfini, tanti uccelli marini che cercavano cibo e usavano la barca per farsi accompagnare nella ricerca.

Desolazione! Distruzione! Deserto nell’acqua e fuori!

Un silenzio doloroso interrotto solo da rumori vuoti, privi di vita! Solo 10 anni prima era tutto così meraviglioso e rigoglioso, come è possibile, è ilrisultato del disastro nucleare di Fukushima? Probabilmente si, infatti uno dei pochi esemplari in vita che ha visto durante il percorso è stata una balena con un enorme escrescenza sulla testa che sembrava senza dubbio un tumore.

Ma non finisce qui, no non è ancora abbastanza straziante questo racconto, c’è ancora molto altro, infatti Macfadyen continua a raccontare che l’assenza di vita inizia in concomitanza con il confine con la Grande Barriera Corallina, infatti descrive le acque del Queensland come completamente sterili e prosciugate dalla massiccia pesca industriale.

Durante il viaggio infatti, racconta, che si videro venire incontro un piccolo motoscafo, un attimo ebbero paura che potessero essere pirati ma non lo erano, erano pescatori che volevano offrire tantissimo pesce che altrimenti sarebbe finito nuovamente in acqua privo di vita, perché la loro pesca mirava solamente al tonno, tutto il resto veniva ributtato in mare, ma non erano piccoli pescatori, erano parte dell’equipaggio di enormi pescherecci che rastrellavano senza pietà, con la pesca a strascico, ogni centimetro cubo d’acqua uccidendo ogni forma di vita!

Il viaggio di Macfadyen non è stato accompagnato solo da tristezza e desolazione per l’assenza di vita e da enormi navi assassine, non è mai mancata la presenza massiccia di rifiuti, egli afferma che hanno percorso 23.000 miglia nautiche e 7000 di queste sono state navigate tra rifiuti, enormi rifiuti, rifiuti di ogni genere; racconta ancora che non osavano accendere il motore della barca di notte per paura che qualcosa potesse incepparsi e danneggiare il motore. Al largo delle Hawaii i rifiuti si vedevano fino in profondità, ma c’è chi afferma, pensate proprio un funzionario dell’ambiente, che inquinerebbe molto più il consumo di carburante per cercare di ripulire l’Oceano…quindi tanto vale lasciarlo così come sta.

Macfadyen ha cercato di lanciare un grido, un appello all’umanità interaper far capire che forse è già troppo tardi ma almeno bisogna adoperarsi in ogni modo per far regredire questa distruzione galoppante che presto farà terminare la vita laddove la vita stessa ha avuto origine.

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